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PITTURA OMNIA rivista della FAGR
UN FESTINO DEGLI DEI TRA IL SACRO E IL PROFANO (SECONDA PARTE) 
 
In questo dipinto del Bellini appaiono molti simboli di sventure imminenti come ad esempio gli uccelli neri che si diceva portassero disgrazie (secondo la mitologia il corvo fu trasformato nel colore nero da Apollo, dopo che il pennuto gli consegnò una cattiva notizia).  
Un altro segno di drammaticità nel Festino è la raffigurazione di una delle scene più dure raccontate dalla mitologia: sullo sfondo del dipinto si vede Atteone, trasformato in cervo da Diana per averla osata spiare mentre si faceva il bagno, nel momento in cui sta per essere sbranato dai suoi stessi cani, resi furiosi dalla dea (Atteone era un cacciatore).  
Anche i rapaci erano creduti segni di cattiva sorte e l'aquila, attributo di Giove/Zeus, viene qui rappresentata in sostituzione del dio stesso; tuttavia questo uccello fu preso a simbolo anche dalla cultura cattolica, divenendo un attributo di San Giovanni Evangelista (Raffaello Sanzio dipinse il Santo nel celebre quadro della "Santa Cecilia", con accanto l'aquila in una posa simile a quella del Bellini).  
L'artista veneto inserì forse Giove, capo degli dei, sotto forma di aquila per tenere uniti i concetti sacri con quelli profani?  
Sicuramente nel "Festino" di Giovanni Bellini vi sono troppi elementi negativi che contrastano nettamente con il tema delle feste perché esso sia definito di soggetto soltanto profano. La stessa immagine della figura dormiente in primo piano provoca un senso di inquietudine in quanto non possiamo sapere se si risveglierà mai e neanche se il Bellini la dipinse per simboleggiare un bene o un male.  
E' possibile che Alfondo d'Este, grande collezionista di opere artistiche e sicuramente ansioso di avere un suo quadro, accettò di buon grado tutte le riserve del Bellini a compiere in tarda età il suo primo (resterà anche l'unico) lavoro mitologico perché il dipinto nei fatti, si può considerare nonostante il titolo di tipo profano, ugualmente di soggetto religioso per gli avvertimenti morali che contiene contro il divertimento sfrenato.  
Il pittore usò figure che potrebbero essere si, degli dèi tratti dalla mitologia greca, ma decisamente spogliati dei loro simboli tipici; ad esempio il personaggio che si crede Ermes per via del caduceo che tiene in mano, non ha i calzari alati e gli mancano alcuni attributi tipici; Giove sottoforma d'aquila, lascia poi come già detto, parecchi dubbi sulla sua identità.  
Alcuni critici definiscono la dormiente semi-nuda, una ninfa posta nel quadro per richiamare la sensualita della natura, ma ciò potrebbe essere un azzardo dovuto alla conoscenza del carattere di Alfonso d'Este, il quale certo adorava tali figure. Il Bellini però intendeva mettere in guardia contro le passioni sessuali o non avrebbe raffigurato Atteone sullo sfondo perciò neppure tale interpretazione può essere sicura.  
Il dio Pan (nel quadro dipinto in disparte) suona il flauto (siringa) in una posa malinconica, facendoci ricordare un altro racconto mitologico in cui la passione diede cattivi esiti.  
Pan (figlio di Ermes) si innamorò di una delle ninfe seguaci di Diana, Siringa. Essa pur di sfuggire all'amore carnale del dio, invocò l'aiuto delle naiadi che la trasformarono nelle canne della palude vicino al fiume Ladone. Pan inseguito per consolarsi, raccolse una delle canne e la trasformò nel famoso strumento musicale.  
Il carattere passionale e anti-papale del duca d'Este, sarà pienamente rappresentato in arte non dal Bellini, il quale seppure sempre aperto a nuove sperimentazioni fino in tarda età, restò stretto nei limiti del suo secolo (il Quattrocento), ma dal grande Tiziano che dipinse per lui due baccanali: "Gli Andri" e "Bacco e Arianna", carichi di grande sensualità e senza figure inquietanti o ammonitrici sui pericoli dell'amore passionale.  
(FAGR 11-4-11)  
Particolare del "Festino degli dèi" del Bellini  
Particolare della "Santa Cecilia" di Raffaello Sanzio  
Particolare del dio Pan nel "Festino degli dèi"  
 
Particolare del cane che insiegue Atteone trasformato in cervo nel "Festino degli dèi"