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IL DIARIO DEL PONTORMO 
 
Immaginate di poter leggere un diario scritto cinquecento anni fa di pugno da un pittore oggi famosissimo, di poter sapere ogni suo segreto più intimo e conoscere gli eventi significativi della sua vita... vi piacerebbe? Ebbene il diario di un artista famoso esiste ed è quello di Jacopo Carrucci, meglio conosciuto con il soprannome di Pontormo.  
Nei diari si scrivono i segreti più intimi, gli avvenimenti che segnano le fasi più importanti della nostra vita o almeno è quello che crediamo noi, ma non quello che credeva Jacopo. Leggete come la nostra idea di “avvenimenti importanti” sia molto diversa dalla sua, ecco le notizie che confidò al suo diario nelle due settimane precedenti alla Pasqua del 1554, esattamente come da lui descritte.  
12 marzo 1554  
Lunedì sera cenai uno cavolo e uno pesce d'uovo.  
13 marzo 1554  
El martedì sera cenai una meza testa di cavretto e la minestra.  
14 marzo 1554  
El mercoledì sera l'altra meza fritta e del zibibo uno buon dato e 5 quattrini di pane e caperi in insalata.  
15 marzo 1554  
Giovedì sera una minestra di buono castrone e insalata di barbe.  
Giovedì mattina mi venne uno capogirlo che mi durò tucto dì e da poi sono stato tuctavia maldisposto e del capo debole.  
16 marzo 1554  
Venerdì sera insalata di barbe e dua huova in pesce d'uovo.  
17 marzo 1554  
Sabato digiuno.  
18 marzo 1554  
Domenica sera che fu la sera dell'ulivo cenai uno poco di castrone lesso e mangiai uno poco d'insalata, e dovetti mangiare da tre quatrini di pane.  
19 marzo 1554  
Lunedì sera dopo cena mi sentii molto gagliardo e ben disposto : mangiai una insalata di lattuga, una minestrina di buono castrone e 4 quattrini di pane.  
20 marzo 1554  
Martedì sera mangiai una insalata di lattuga e uno pesce d'uovo.  
21 marzo 1554  
Mercoledì sancto sera 2 quattrini di mandorle e uno pesce d'uovo e noce e feci quella figura che è sopra la zucha.  
22 marzo 1554  
Giovedì sera una insalata di lattuga e del caviale e uno huovo; venne la Djuchessa a Sancto Lorenzo, el duca vene anco.  
23 marzo 1554  
Venerdì sera uno pesce d'uovo, della fava e uno poco di caviale e 4 quattrini di pane.  
24 marzo 1554  
Sabato sera mangiai dua huova.  
25 marzo 1554  
Domenica che fu la mattina di Pasqua andai a desinare con Bronzino e la sera cenavi.  
E così via. Nonostante la tediosità mortale, lo studioso (e curioso) d'arte procede nella lettura alla ricerca di una qualche notizia succosa o di un interesse che vada oltre a cosa avesse mangiato il grande Pontormo. Ecco cosa scrisse l'anno seguente.  
31 gennaio 1555  
Adì 31 feci quel poco del panno che la cigne, che fu cattivo tempo e emi doluto quei 2 dì lo stomaco e le budella - la Ima a fatto la prima quarta.  
2 febbraio 1555  
Adì 2 di febraio in sabato sera e venerdì mangiai uno cavolo e tucta due quelle sere cenai on[ce] 16 di pane, e per non bavere patito fredo a lavorare non m'è forse doluto el corpo e lo stomaco - el tempo è molle e piovoso.  
11 maggio 1555  
Sabato sera cenai con Piero pesce d'Arno, ricotta, huova e carciofi, e mangiai troppo e maxime della ricotta; e la mattina desinai con Bronzino e la sera non cenai, che fu la ventura mia che havevo mangiato tropo. […]  
18 luglio 1555  
Giovedì mattina cacai dua stronzoli non liquidi, e dentro n'usciva che se fussino lucignoli lunghi di bambagia, cioè grasso bianche; e asai bene cenai in San Lorenzo un poco di lesso asai buono e finii la figura.  
Qualsiasi studioso avrebbe fatto volentieri a meno dell'ultima annotazione, però almeno scopre che oltre a registrare i pasti, Pontormo era un po' ipocondriaco e toccato in modo particolare dal clima, specialmente se pioveva o faceva freddo, forse per paura di ammalarsi.  
L'informazione più interessante di questo diario, è quante volte il pittore Bronzino portò a pranzo il suo maestro più vecchio di soli nove anni.  
Jacopo Carrucci aveva sessant'anni quando annotò ciò che accadeva d'importante nella sua vita su questo quaderno, ma se fosse stato un ventenne o trentenne, sarebbe stato diverso? Purtroppo si teme di no, giacché è risaputo che possedeva da sempre un carattere particolarmente strano e burbero.  
Nel complesso cosa si può dedurre dopo aver letto per intero questo noiosissimo diario?  
Sicuramente che il Bronzino era munito della pazienza di un santo e che per sopportare l'amico, doveva essergli innanzi tutto assai grato per l'istruzione artistica da lui ricevuta e anche, molto, ma molto, sinceramente affezionato.  
(FAGR 10-9-09)