Tra le lettere più famose della Storia dell'arte vi è quella del pittore Francesco Cossa (1435 ca-1478), uno dei maggiori maestri della scuola ferrarese quattrocentesca; si tratta di uno scritto inviato da lui a Borso d'Este dove si lamenta per il misero pagamento avuto come compenso del suo lavoro fatto nel Palazzo di Schifanoia (residenza di caccia e di svago degli Este) e sollecita un più equo pagamento. Borso commissionò al Cossa (assieme ad altri artisti) la rappresentazione delle attività di corte nel corso dell'anno, approvando l'uso simbolico dei segni zodiacali e dei miti greci, cosa questa fuori dai costumi del tempo perché l'arte pittorica richiesta era sempre totalmente di tipo religioso.
Che il Cossa fosse il più famoso del gruppo di artisti scelti da Borso è fuori dubbio perché la sua bravura rispetto a quella degli altri risulta lampante; i suoi affreschi appaiono ancora oggi nel salone detto “dei mesi” di una bellezza rara e non mancano mai di affascinare i visitatori del Palazzo ferrarese. Dalle frasi scritte dall'artista però apprendiamo che di soddisfazioni ne ebbe davvero poche se non nessuna dipingendo a Schifanoia, giacché il suo tono è alquanto lacrimevole e esprime soprattutto una profonda amarezza per l'essere stato così poco apprezzato.
(FAGR 9-12-16)
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