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PITTURA OMNIA rivista della FAGR
TIZIANO E TINTORETTO 
 
Tiziano Vecellio ebbe una bottega attivissima dove affluirono una quantità incredibile di commissioni per tutta la sua vita. Tra i suoi molti allievi e collaboratori, spiccò Paris Bordone che lavorò anche in Francia a Fontainebleau collaborando alla diffusione del Classicismo italiano in quel paese. Tuttavia l'allievo più celebre del pittore cadorino fu Iacopo Robusti detto Tintoretto, il quale stando al racconto del Ridolfi, fu suo allievo per poco tempo. Si narra che il piccolo Jacopo amasse dipingere le pareti del laborotorio di tintore del padre con i suoi colori e che per assecondare la passione del figlio, l'uomo lo portò nel 1530 a bottega da Tiziano. Sembra, sempre secondo il Ridolfi, che il maestro lo fece però cacciare da Girolamo, uno dei suoi collaboratori, dopo aver visto il primo disegno del ragazzo, temendo di vederlo in futuro diventare un suo pericoloso rivale.  
Difficile immaginarsi Tiziano nel pieno del suo successo (in quegli anni ritrasse Federico II Gonzaga e grazie all'Aretino proprio nel 1530, ebbe anche modo di conoscere da Carlo V) mentre trema davanti al disegno di un bambino; è più probabile invece che questa sia un'idea venuta ai posteri per spiegare la successiva rivalità tra i due artisti.  
Lo stile pittorico di Tintoretto, ultimo grande artista veneziano del Cinquecento, fu molto innovativo. Egli studiò gli effetti della luce creando nei suoi dipinti effetti scenici spettacolari che forse davvero fecero tremare il suo maestro. E' risaputo che Vecellio preferisse l'arte di Veronese, allievo di Antonio Badile a quella di Tintoretto e che fece quanto gli fu possibile per ostacolare il suo successo, ma è comprensibile quando tutto il lavoro della propria vita, viene messo in discussione dalle novità artistiche di un allievo. Sentirsi superati non è mai piacevole. Pare che negli ultimi anni della vita, Tiziano fosse caduto in una profonda crisi e ne sono testimonianza i colori dei suoi ultimi quadri, divenuti di tinte scure con interpretazioni dei soggetti mitologici alquanto tristi. Forse la causa fu davvero l'arte di Tintoretto, ma non è dato saperlo con sicurezza. Certo invece è che il Robusti da ragazzo ebbe un buon maestro o non sarebbe mai arrivato a vette tanto alte, talmente alte da non poter immaginare nessun altro ad insegnargli i primi trucchi del mestiere se non proprio Tiziano.  
Le preoccupazioni del grande maestro veneto furono però assolutamente infondate giacchè il lavoro nella sua bottega finchè visse, non diminuì mai. Nel Seicento inoltre, nessuno fu più in grado di eguagliare il talento del Robusti e così le generazioni successive, studiarono in maggior numero l'arte passionale di Tiziano più facile da imitare che non quella del suo allievo.  
(FAGR 10-3-10)  
Tiziano Vecellio "Autoritratto" 
Tintoretto "Autoritratto"