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PITTURA OMNIA rivista della FAGR
I TRE AFFRESCHI DELL'ULTIMA CENA 
 
Tutti bene o male conoscono l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci eseguita tra il 1495/99 e oramai anche la versione letteraria narrata da Dan Brown nel bestseller "Il codice Da Vinci", dove la figura del San Giovanni sarebbe in realtà Maria Maddalena.  
 
(part. dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, Milano,Convento di Santa Maria delle Grazie)  
 
Difficile stabilire se Leonardo intendesse sul serio raffigurare una donna, ma se così fosse, non fu il primo.  
Nel 1438 circa, a Firenze, nel Convento di San Marco, il Beato Angelico eseguì la "Comunione degli Apostoli" raffigurando il San Giovanni piegato verso Gesù, che si copre il volto, esprimendo un senso di disperazione. Le mani di Gesù sembrano proteggerlo.  
 
(part. della Comunione degli Apostoli di Beato Angelico,Firenze, Convento di San Marco)  
Nascondendone il viso, Beato Angelico non ha voluto imporre il volto alla figura di fianco al Cristo, lasciando lo spettatore libero di immaginarlo, limitandosi a donargli solo con la posa, un'atteggiamento molto femminile.  
Circa nove anni dopo il Beato Angelico ad un altro artista, sempre fiorentino, Andrea del Castagno, venne commissionata una "Ultima Cena" che si ispirò non poco alla figura del "San Giovanni" della Comunione degli Apostoli.  
(part. dell'Ultima Cena di Andrea del Castagno, Firenze, Convento di Sant'Apollonia)  
 
 
L'affresco è di grandi dimensioni, 470x975 cm. ed è stato realizzato nel Cenacolo del convento di Sant'Apollonia a partire dal 1447; l'iconografia è classica, un tavolo con al centro la figura del Cristo e Giuda a parte dal resto del gruppo, ma qualcosa salta subito agli occhi che è assolutamente al di fuori da ogni schema: lo sguardo di Gesù e le due sfingi ai lati della scena.  
In questo dipinto Andrea del Castagno, riprende l'idea di Beato Angelico di raffigurare il San Giovanni inchinato, mostrandone però senza timore il volto dai tratti femminei, ma per la prima volta, Gesù invece di tenere lo sguardo rivolto verso lo spettatore o verso la tavola come nell'affresco di Leonardo, lo rivolge al suo prediletto. Le due sfingi ai lati del tavolo, proprio all'altezza degli Apostoli, non sono state certamente messe lì per caso. Sono posate anzi sulla rappresentazione di due anfore dipinte a rilievo come a custodirle. L'anfora è uno dei simboli femminili per eccellenza e la sfinge, è invece il simbolo assoluto del quesito, un'indovinello dalla cui risposta potrebbe dipendere la vita stessa.  
Un'indovinello relativo all'Ultima Cena? Probabilmente Dan Brown ci ha già risposto, oppure ha risposto a quello che nel Rinascimento doveva essere un'idea piuttosto divulgata, anche se non tutti avevano il coraggio di mostrarlo apertamente come fece Andrea del Castagno, che anche più di Leonardo, ha voluto sottolineare con lo sguardo del Cristo rivolto verso la persona di fianco a se, un legame molto più profondo di quanto gli altri suoi colleghi pittori abbiano mai fatto.  
(FAGR 24-6-09)