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COPIE RIVEDUTE E A VOLTE CORRETTE 
 
Nei tempi passati copiare i quadri dei maestri più anziani era un lavoro basilare per chi intendeva diventare pittore. Tutti i segreti del mestiere s'imparavano così e quando a partire dal Seicento arrivarono in Italia anche gli artisti stranieri per studiare i capolavori d'arte cinquecenteschi, il nostro paese si riempì di copie che oggi sono conservate nei musei considerate al pari degli originali, se non in alcuni casi perfino di più.  
Uno degli esempi più clamorosi è lo “Sposalizio della Vergine” di Raffaello, opera creata sul modello dello “Sposalizio” dipinto dal suo maestro Pietro Perugino. Il Sanzio non solo ricreò la stessa scena con lo stesso sfondo, ma migliorò l'archittura e la morbidezza dell'insieme.  
Tiziano Vecellio si ispirò alla "Venere dorminete" del Giorgione per creare la sua famosa "Venere d'Urbino", ripresa inseguito sia da Goya nella "Maja desnuda" che da Manet nella suo quadro intitolato: "Olimpia". Per quanto oggi possa sembrare strano, Goya e Manet fecero scuola con questi due dipinti e tutto avvenne perché Tiziano decise di eseguire una copia di un quadro del suo maestro Giorgione.  
Rubens nel Seicento copiò "Cupido costruisce l'arco" del Parmigianino e ricreò anche la celeberrima "Battaglia di Anghiari" (detta scuola del mondo) di Leonardo, pur non avendo avuto mai modo di vederla personalmente, basandosi solo su un'altra copia oggi scomparsa.  
Anton Van Dyck copiò un quadro di Rubens: "Il trionfo di Sileno" accentuando il tono drammatico della composizione e proponendo il satiro con l'aspetto repellente tipico delle opere anticlassiche di stile caravaggesco.  
Donato Creti per realizzare il suo Mercurio prese più di uno spunto dal Mercurio dipinto in Villa Farnese dal Carracci: il cappello rosso, le ali solo alla caviglia sinistra, la posa delle gambe e del corpo, infine la stoffa, di cui però ha cambiato il colore (da giallo in verde).  
Pompeo Batoni creò un caso curioso nella storia dell'arte copiando un quadro della sua più brillante allieva: il "Bacco e Arianna" di Angelica Kauffmann, quando gli commissionarono lo stesso tema.  
Ancora nell'Ottocento e a inizio Novecento, si usava moltissimo rivedere ed elaborare le opere artistiche del passato.  
Colazione sull'erba” di Manet (un altro quadro che fece scuola ai pittori moderni), fu una rivisione del “Concerto campestre” di Giorgione.  
Degas, Matisse e Picasso, adorarono il pittore Jean-Auguste-Domenique Ingres (allievo di David) e riprodussero copie corrette delle sue bagnati e odalische.  
Chi ha l'abitudine di visitare le chiese quando è in vacanza, sa quante copie esistano dello stesso quadro di Santa Rita da Cascia, Sant'Antonio o altri santi molto venerati. I pittori avevano modelli di dipinti di ognuno di loro e li riproducevano su richiesta in tutte le chiese dove venivano chiamati. Si tratta di opere di comunque grande valore artistico per la precisione con cui furono eseguite e per la loro appartenenza ai secoli passati.  
Chi è proprietario di una copia di un quadro ben eseguita, se la tenga dunque stretta, i suoi eredi un giorno lo ringrazieranno.  
(FAGR 13-5-11)  
 
Perugino "Sposalizio della Vergine" 
Raffaello "Sposalizio della Vergine" 
 
Giorgione "Venere dormiente" 
 
Tiziano "Venere d'Urbino" 
 
Goya "Maya desnuda" 
 
Manet "Olympia" 
 
Parmigianino "Cupido prepara l'arco" 
 
Rubens "copia" del Parmigianino 
 
Rubens "Trionfo di Sileno" 
 
Van Dyck "Trionfo di Sileno" 
 
Annibale Carracci 
 
Donato Creti "copia" del Carracci 
 
Reynolds "Venere e Cupido" 
 
Etty "copia" del Reynolds 
 
Giogione "Concerto campestre" 
 
Manet "Colazione sull'erba" 
 
Battaglia di Anghiari (Leonardo) Copia di Rubens  
 
Copia di Anonimo (Tavola Doria)